CINEMA STUDIO – IL CORPO DELL’ANIMA

CINEMA STUDIO – IL CORPO DELL’ANIMA

Maggio 2, 1999 0 Di Raffaella Ponzo

Il corpo dell’anima

(Italia,1999)

CAST TECNICO ARTISTICO

Regia: Salvatore Piscicelli
Soggetto: Salvatore Piscicelli
Sceneggiatura: Carla Apuzzo, Salvatore Piscicelli
Fotografia: Saverio Guarna
Scene e costumi: Franz Prestieri
Musiche: brani di musica classica selezionati dal regista
Montaggio: Salvatore Piscicelli
Produzione: Enzo Gallo per Metropolis Film
Distribuzione: LION Pictures
Durata: 105′

PERSONAGGI ED INTERPRETI

Ernesto: Roberto Herlitzka
Luana: Raffaella Ponzo
Mauro: Ennio Fantastichini
Gemma: Sabina Vannucchi
Sandro: Gianluigi Pizzetti

Ernesto, scrittore, sessantaquattro anni, uomo di profonda cultura, vive solo nella sua grande casa romana. Luana, ventidue anni, viene dalla periferia, ragazza solare, ma volgare e ignorante.
Cosa può unire due persone così distanti tra di loro? Apparentemente nulla, eppure questo film racconta una storia d’amore, una mescolanza tra sesso, corpo, sentimento e filosofia intesa come saggezza di vita.
Non è la prima volta che Salvatore Piscicelli affronta un tema di questo tipo, anche Immacolata e Concetta e Regina raccontavano rapporti impossibili. Luana è un corpo che Ernesto incontra mentre è occupato a coltivare la propria anima. Lei è giovane, spontanea, narcisista, vive la sessualità come un gioco, una provocazione, lui porta i segni di una senilità che lo ha reso solo, chiuso ai contatti familiari, cinico nei confronti della sua stessa vita.
Un contrasto preannunciato: Il corpo dell’anima, un ossimoro, l’unione di due universi incompatibili, eppure legati l’uno all’altro. Gli elementi sono innumerevoli: i giochi di luce ed ombra della fotografia di Saverio Guarna, l’immagine del protagonista (essenziale sin dall’arredamento della sua abitazione) e della ragazza (pesante nell’abbigliamento e nel trucco), il linguaggio ( forbito quello dell’uno, quasi tribale quello di lei), fino alla logica borghese di Ernesto, lontana dalla vitalità e istintività di Luana, e alla stessa fisionomia dei loro corpi.
Anche nel linguaggio cinematografico Piscicelli ha voluto esprimere questa dicotomia, associando l’uso della carrellata al protagonista maschile e la macchina a mano al personaggio di Luana, sempre però con dei movimenti circolari, così da avvolgere i personaggi nella sensualità delle curve e rendere percettibile il calore di una sessualità, unico punto di incontro, che lascia poco spazio all’immaginazione.
Il corpo dell’anima non vuole essere un film erotico (anche se non si è dovuto sicuramente lavorare molto sul guardaroba di Raffaella Ponzo), lo spettatore si trova immerso in un atmosfera “calda” dalla quale il regista lo allontana confondendogli le idee, offrendogli il punto di vista di Ernesto che racconta e commenta le proprie vicende nel modo e nel momento stesso in cui le vive.
Fin dall’inizio del film si fa strada un parallelo che a prima vista azzardato. Attraverso Mauro (un Ennio Fantastichini impassibile), entra virtualmente nella vita dello scrittore la figura di Teresa d’Avila presto accostata da lui a quella della sua giovane amante e il cui misticismo si direbbe invece nettamente opposto alla carnalità di quest’ultima. Ma la scelta non è casuale e le due figure sono meno lontane di quanto si possa pensare, come afferma lo stesso Piscicelli: “la trance erotica è la metafora per eccellenza della trance mistica […], perché in entrambe c’è un momentaneo annullamento della corazza dell’ego, quindi un’esperienza del limite.” Trance data dalle opere di Bernini e Borromini, due  facce diverse della stessa medaglia: vitale e terrestre il primo, più fermo e nordico il secondo, essi rappresentano solo uno dei frequenti richiami ad un barocco fortemente presente.
Accanto ad una storia che ha quasi dello scabroso, Salvatore Piscicelli ci regala alcuni interessanti momenti, impreziositi dalla presenza e dalla professionalità di Roberto Herlitzka e per cui questo lavoro andrebbe sicuramente visto. Per la giovane Raffaella Ponzo aspettiamo il prossimo film…

Giulia Arbace