GIOIA – TRA RAGIONE, ISTINTO E INNOCENZA

GIOIA – TRA RAGIONE, ISTINTO E INNOCENZA

Maggio 29, 1999 0 Di Raffaella Ponzo

SALVATORE PISCICELLI firma “Il Corpo dell’Anima”,
storia di possente erotismo

Ernesto e Luana. Due che non hanno niente in comune. Lui è un anziano intellettuale, metodico e introverso che vive da solo da quando la moglie è morta dieci anni prima. Sta scrivendo una sceneggiatura di un film su Santa Teresa d’Avila.
Lei, Luana, ha tutta la spudorata spensieratezza dei vent’anni. Di estrazione proletaria, piena di vita, senza cultura, fa la domestica nel condominio di Ernesto. Il caso li farà incontrare e grazie a Luana Ernesto scoprirà il sesso: “Come accorgerti l’ultimo giorno di una brutta vacanza che proprio dietro il tuo albergo c’era una meravigliosa spiaggia di sabbia fine, con un mare calmo e azzurrissimo”, rifletterà il protagonista, voce narrante di Il Corpo dell’Anima, di Salvatore Piscicelli. Come nei precedenti (Immacolata e Concetta e Regina) anche ne Il Corpo dell’Anima il sesso è esplicito. Ma la censura si è evoluta e il film arriva nelle sale senza tagli.

La passività del protagonista che lascia alla giovane l’iniziativa è la proiezione di un desiderio maschile?

Forse, ma mi piaceva ribaltare lo schema classico lasciando alla ragazza il controllo della situazione, forte della sua innocenza trasgressiva. Credo che la sessualità femminile sia più ricca di quella maschile, perché è più morbida e polimorfica.

Anche questo film, come i precedenti, è un melodramma. Che cosa l’affascina del genere?

Mi piace perché lavora sui sentimenti, uno dei terreni più difficili, ma anche più stimolanti per chi racconta storie.

Perché ha mescolato il misticismo di Teresa d’Avila con una storia di possente erotismo?

Perché vedo un nesso fra l’estasi religiosa e quella erotica. La tradizione cristiana non contempla il sesso, cerca di cancellarlo. Mentre io credo, con le religioni orientali, che la sessualità, anche la più strema, possa diventare un percorso per raggiungere la saggezza e la maturità. Né più né meno dell’estasi mistica.

Perché nei suoi film parla sempre di sessualità?

Perché conoscere il sesso significa mettersi in contatto con la vita e la morte, nel senso più profondo. I giovani oggi vivono in superficie, sono tenuti lontano dal dolore, dalla morte e questo li allontana dalla vita. La cultura meridionale aveva un rapporto con il corpo e con la sessualità molto forte, ma la modernità lo ha ucciso. Io voglio ritrovarlo, anche nei miei film.

Erica Arosio