IL MESSAGGERO – Piscicelli: in “Quartetto” confronto le generazioni

IL MESSAGGERO – Piscicelli: in “Quartetto” confronto le generazioni

Marzo 10, 2001 0 Di Raffaella Ponzo

Parla il regista aderente a “Dogma”

di PATRIZIA SALADINI

ROMA – Lars Von Trier ha girato il suo Dancer in the dark secondo i canoni del “Dogma danese” lanciando una sfida al cinema tradizionale. Il messaggio, in Italia, è stato raccolto da un regista di grande sensibilità, Salvatore Piscicelli padre degli indimenticabili Immacolata e Concetta (1979) e del recente Il corpo dell’anima (1999). Piscicelli, dopo un incontro con i sindacati, ha avuto carta bianca e ha iniziato, con lo stesso sistema usato da Von Trier, le riprese di Quartetto. Ma che cos’è il “Dogma” o voto di castità? Sono delle regole precise che il regista deve seguire e vanno dalla presa in diretta con la telecamera al non utilizzo della musica (a meno che non sia presente nel momento in cui il film viene girato), al divieto di usare trucchi e filtri. Non possono essere usate neanche le luci artificiali e se la luce naturale è insufficiente può essere aggiunta un’unica lampada alla camera, una camera digitale che va tenuta sempre a mano. «Il “Dogma” – dice Salvatore Piscicelli – ti dà la possibilità di esprimere tutta la tua creatività. È una sorta di ritorno all’antico. Al modo di fare cinema con spirito rosselliniano».
Una piccola grande rivoluzione che il regista osa paragonare a quella del passaggio del muto al sonoro o del bianco e nero al colore. Piscicelli parla anche di Quartetto: «Un film che racconta la nuova generazione e il confronto di questa con la generazione dei padri – spiega -. Quei padri che negli anni ’60-’70 hanno avuto il coraggio di mettere in discussione certi modelli di vita ma che non sono stati in grado di trasmettere a loro volta modelli di vita solidi».
Il regista spiega che il soggetto, scritto con un chiaro riferimento al carattere delle quattro protagoniste (da cui il titolo Quartetto) Anna Ammirati, Beatrice Fazi, Raffaella Ponzo e Maddalena Maggi, di volta in volta subisce modifiche. Perché? «Per questa sorta di affinità elettive fra regista e attori. La bellezza di un film girato con le regole del “Dogma” è la sincerità, la spontaneità, la continua evoluzione. È un cinema senza sprechi che vive sull’essenza delle emozioni».
La storia personale e familiare delle quattro ragazze ventenni è prodotta da Paola Ermini per Lantia Cinema, costa un miliardo e mezzo e sarà nelle sale in autunno. Piscicelli non nasconde di coltivare la speranza di un approdo al Festival di Venezia. Fra gli altri interpreti: Valeria Cavalli, Armando De Razza, Ida Di Benedetto, Roberto Herlitzka, Susanna Marcomeni e Francesco Venditti.
Nel futuro di Piscicelli ci sono un thriller (non con la telecamera ma in 35 mm) ambiento a Napoli e un libro giallo: «Mi piace scrivere anche se in questo periodo – dice – sono molto affascinato dalla regia».