LA REPUBBLICA – EROS D’AUTORE: Piscicelli & Co: sesso sì, ma con impegno
Aspettando il torrido Kubrick, anche i registi italiani sembrano aver scoperto una vena cinematografica ai confini del porno
di LEANDRO PALESTINI
ROMA – Aspettando l’ultimo “bollente” Kubrick, il cinema d’autore si fa sempre più hard. Tinto Brass rischia d’essere sorpassato da Davide Ferrario che in Guardami racconta la vita di una pornostar (Elisabetta Cavallotti),
Salvatore Piscicelli con Il corpo dell’anima propone l’amore a luci rosse tra un ricco vedovo e la giovane cameriera (Roberto Herlitzka e Raffaella Ponzo),
Aurelio Grimaldi sguinzaglia la sua Donna lupo (Loredana Cannata) contro i tabù del nudo e minaccia una trilogia: seguiranno la Donna falco e la Donna antilope. La crociata contro la libera sessualità nel cinema non è stata proclamata ufficialmente, ma si sono già spogliate Laura Morante per Vicente Aranda (Lo sguardo dell’ altro), Asia Argento per Michael Radford (B. Monkey) e Stefania Rocca in Viol@ di Donatella Maiorca: sex-on-line e altro. All’estero, sul fronte del porno d’autore in 8mm l’americano Joel Schumacher scava nel voyeurismo sadico degli “snuff movies” (dove gli attori possono morire), il danese Lars von Trier ne Gli idioti offre un’orgia con penetrazioni autentiche (scene tagliate dalla nostra censura), la francese Catherine Breillat ha esaltato le qualità di Rocco Siffredi in Romance. Chiediamo a Salvatore Piscicelli, autore al di sopra di ogni sospetto di porno-speculazione, cosa pensa del fenomeno.
Piscicelli, come ci si sente ad essere inseriti nel filone “hard”?
“Io ho fatto sempre dei film contronatura: Immacolata e Concetta (’79) è la storia di due lesbiche, in Regina (’87) il protagonista viene dal mondo del porno. Io sono di una generazione che ha molto amato la trasgressione. A vent’ anni, nel ’68, pensavo che i cambiamenti sociali dovevano passare attraverso i rapporti sessuali. Ma ho scritto Il corpo dell’anima tre anni fa, all’inizio pensavo a un romanzo breve, direi un “melò tantrico”: perché è la storia di una guarigione, di un uomo che esce dalla corazza del suo egocentrismo. Ernesto (Herlitzka) è uno sceneggiatore, che sta scrivendo la storia di Santa Teresa d’Avila, l’incontro con una ragazza disinibita gli fa vivere un’esperienza mistica”.
Ma dalle foto del set sembra d’ essere in un film a luci rosse. Come ha convinto un attore di teatro come Herlitzka a girare certe scene?
“Herlitzka è un grande attore. Dopo i primi sbandamenti ha capito che certe scene erano indispensabili. Sì, nel film si intuisce una “fellatio”, c’è anche una “pioggia dorata” (lei che fa la pipì su di lui), ma non per questo il film è porno. A me interessava far entrare lo spettatore nella camera da letto, là dove si consuma l’amore, nell’intimità dei rapporti: riportare le frasi che si dicono, le piccole trasgressioni. Esperienze erotiche sulle quali in genere i registi glissano”.
Come si fa a distinguere un porno d’autore da un porno e basta?
“La differenza è tutta nel linguaggio. Io racconto una storia, mi piacciono le situazioni forti, ma nel mio film non c’è il compiacimento volgare (anche se sarà vietato ai minori di 18 anni). Il genere porno è noioso, c’è l’ossessione dei gesti, i primi piani sempre più stretti sugli organi sessuali. Il corpo dell’anima è invece scritto sotto forma di diario. Roberto Herlitzka commenta quello che accade nella vicenda. Nel mio film non c’è la “scopata” classica. Certo, c’è una scena di sesso orale: ma è perché lei vive il sesso in maniera giocosa. Nella sessualità non c’è nulla di proibito, se c’è l’ accettazione di entrambi.
I suoi progetti futuri?
“Vorrei fare tre ritratti di giovani donne, ragazze legate all’ambiente cinematografico romano, che fanno comparsate e film un po’ spinti. Con telecamere digitali, con la formula di “Dogma ’95” (queste cineprese digitali consentono di girare in qualsiasi condizione di luce). Facendo i provini per Il corpo dell’anima (circa trecento) ho scoperto che queste ragazze ventenni sono più libere sul sesso, a volte spregiudicate. Ci sono storie interessanti: ma non pornografiche”.