IL MESSAGGERO – ”Quartetto” nelle sale della Capitale

IL MESSAGGERO – ”Quartetto” nelle sale della Capitale

Dicembre 1, 2001 0 Di Raffaella Ponzo

“Ma chi sono questi quattro personaggi un po’ disperati e un po’ innocenti, zingari bisognosi di certezze?”.

LEONARDO JATTARELLI per “Il Messaggero”

Piscicelli: «Le mie ragazze
così fragili, così diverse»

di LEONARDO JATTARELLI

ROMA – Quattro ragazze pedinate, sezionate, scandagliate col pudore di chi conosce l’importanza dell’intimità e la curiosità dell’osservatore che plana da altre generazioni per andare a capire dove è possibile trovare punti in comune, responsabilità, riflessi, estraneità. «Una sorta di concerto jazz che punta molto sull’improvvisazione, entra ed esce dal canovaccio». Così Salvatore Piscicelli sta al suo nuovo Quartetto, film con Anna Ammirati, Beatrice Fazi, Maddalena Maggi, Raffaella Ponzo prodotto da Paola Ermini per la Làntia. Torna a parlare di donne, Piscicelli, l’universo che gli è più congeniale fin da Immacolata e Concetta e Le occasioni di Rosa. Con la calda invadenza che la tecnica di “Dogma ’95” permette (macchina a spalla, niente cavalletti, né carrelli e luci artificiali) e che lui usa per la prima volta, ci fa conoscere ansie, gioie, aspettative, drammi, sessualità di Irma la laureata in antropologia, di Francesca ed Eva che fanno le attrici e di Angelica, che vuole girare un suo piccolo film. «Definire Quartetto? Parlerei di melodramma – dice il regista – perché racconto quattro storie estreme che ingoiano spicchi di realtà già di per sé amplificati. Intenzionalmente metto queste quattro ragazze anche davanti alle generazioni dei loro padri e delle loro madri e ne viene fuori un ritratto crudele, anche spietato ma reale. Perché la mia generazione – continua Piscicelli – non ha lasciato delle belle cose ai propri figli. Era partita per cambiare il mondo e poi se l’è visto modificato in peggio». Ma chi sono questi quattro personaggi un po’ disperati e un po’ innocenti, zingari bisognosi di certezze? «Non vogliono essere emblematici ma c’è molto in loro dei ventenni di oggi. Mi colpisce la grande capacità di unire, di far convivere trasgressione e tradizione. Appartengono all’era del digitale, e come vediamo nel film, navigano in Internet per conoscere e conoscersi. Ma il Quartetto deve vedersela anche con genitori separati, droga, tradimenti, morte».
Il prossimo progetto sarà ancora una volta un ritratto: «Ma stavolta davanti alla macchina da presa metto un solo personaggio, un cinquantenne, Ennio Fantastichini, che si trova a fare un bilancio della propria vita. Poi, forse, mi lancerò in un noir».