IL CORPO DELL’ANIMA, regia di Salvatore Piscicelli

IL CORPO DELL’ANIMA, regia di Salvatore Piscicelli

Maggio 9, 1999 0 Di Raffaella Ponzo

LUANA
Lo so che ti piace guardarmi. Me ne sono accorta subito.

La ragazza muove ancora un paio di passi in quel suo modo esibizionistico prima di rivolgersi di nuovo ad Ernesto.

LUANA
Ma io non mi arrabbio, sai? Anzi mi piace…

Il Corpo dell’Anima di Salvatore Piscicelli

CAST ARTISTICO

ROBERTO HERLITZKA: ERNESTO

RAFFAELLA PONZO: LUANA

ENNIO FANTASTICHINI: MAURO

SABINA VANNUCCHI: GEMMA

GIANLUIGI PIZZETTI: SANDRO

CAST TECNICO

REGIA: Salvatore Piscicelli

SOGGETTO: Salvatore Piscicelli

SCENEGGIATURA: Carla Apuzzo – Salvatore Piscicelli

DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA: Saverio Guarna

SCENE e COSTUMI: Franz Prestieri

MUSICHE: Brani di musica classica

SUONO IN PRESA DIRETTA: Roberto Petrozzi

MONTAGGIO: Salvatore Piscicelli

PRODOTTO DA: Enzo Gallo per la Metropolis Film

DISTRIBUZIONE: Lion Pictures

UFFICIO STAMPA: Moira Miele

SINOSSI

Lo scrittore Ernesto, ricco vedovo sessantaquattrenne senza figli, abita da solo in una grande casa di un quartiere borghese di Roma. Di carattere chiuso e poco incline alle frequentazioni sociali, Ernesto vive la propria solitudine come una scelta consapevole e in fondo soddisfacente. Sceneggiatore, sebbene inattivo da tempo, ha accettato da poco la proposta di un regista pubblicitario di lavorare a un copione sulla vita di Teresa d’Avila. Venendogli a mancare la sua cameriera a ore filippina, Ernesto assume la giovane Luana, che lavora presso la famiglia della casa accanto. Luana è una ragazza di periferia: ignorante e goffa, ma vitale e sensuale, si dimostra tanto efficiente quanto seduttiva. Ernesto si fa travolgere, sebbene i suoi sentimenti all’inizio siano ambigui, di attrazione e repulsione al tempo stesso. In breve tempo i due diventano amanti. Ernesto la convince ad allungare l’orario di lavoro. Ma a mano a mano che il rapporto si fa più intimo, il comportamento di Luana diventa più bizzarro, sessualmente eccentrico, provocatorio. Ernesto, ormai preda della gelosia, prova a stringere il cerchio intorno alla ragazza, di averla in esclusiva. Ma lei sfugge, è ingovernabile. Tanto che la situazione rischia di arrivare a un punto di rottura. Ernesto invita Luana a una vacanza ad Ischia. La ragazza è entusiasta. Per la prima volta lui si espone con lei oltre le mura di casa. Forse è il preludio a qualcosa di più importante. Ma quando Luana capisce che si è sbagliata riguardo alle intenzioni di Ernesto ritorna alla vecchia logica della provocazione. Ernesto è cieco, non comprende. Quando rientrano a Roma, la ragazza scompare. Due anni e mezzo dopo. Ernesto e Luana si incontrano per caso. Lei ormai è un’altra donna, si è sposata e ha avuto una bambina. Anche per Ernesto la vita è cambiata: due infarti e la prospettiva che il prossimo sia quello fatale. Tuttavia il ricordo del passato fa scattare per entrambi la molla della commozione, forse del rimpianto. Ernesto finalmente crede di capire. E compie l’unico gesto di generosità che è alla sua portata: trasferisce a Luana la nuda proprietà della sua casa.

“Tutto ciò che non si può tradurre in termini di mistica non merita di essere vissuto”.

Emil Cioran

Raffaella Ponzo

INCONTRO CON IL REGISTA

Che cosa racconta “Il Corpo dell’Anima”, al di là delle semplici linee della trama?

Il film racconta innanzitutto una storia d’amore, con un sostanziale lieto fine. é un mélo abbastanza classico, da questo punto di vista, nella variante “storia d’amore tra uomo anziano e donna giovane”. I prototipi nobili di questo genere potrebbero essere Limelight di Chaplin e Tristana di Buñuel. Ma al di là del genere, il film è anche, e forse soprattutto, la storia di una guarigione. Il male di Ernesto si chiama aridità dei sentimenti, chiusura alla vita. Ma lui ha la fortuna (cosa che non capita comunemente) di fare due incontri straordinari: uno virtuale, o meglio spirituale, con Teresa d’Avila, la grande mistica, la grande scrittrice, su cui sta scrivendo un film; l’altro, molto più terrestre, con la giovane cameriera Luana, ignorante e volgare, eppure generosa e vitale, che invade e stravolge la sua vita. Ernesto, alla ricerca di un suo modesto, laico “cammino di perfezione”, elegge Teresa a maestra di vita, ma è grazie all’incontro/scontro con Luana che quegli insegnamenti possono tradursi nella pratica. Con la sua sensualità giocosa, infantile, perversa e innocente insieme, Luana obbliga Ernesto a un duro apprendistato, gli regala gioia ma lo sottopone anche a un severo ridimensionamento del suo ego (secondo un percorso di gioia e di mortificazione simile a quello sperimentato da tutti i mistici per accedere alla liberazione). Questo porterà Ernesto a mettersi in gioco, ad aprirsi alla vita e agli altri, e quindi anche ad accettare l’idea della morte.

Il sesso, l’erotismo, come veicolo per la saggezza?

In tutte le tradizioni religiose, la trance erotica è la metafora per eccellenza della trance mistica. Non per ragioni strane, ma perchè in entrambe c’è un momentaneo annullamento della corazza dell’ego, quindi un’esperienza del limite. Il “corpo della santa” e il “corpo della puttana” non sono così distanti, anzi tendono a identificarsi, pur senza mai confondersi. D’altra parte, se l’esperienza mistica diventasse misura della vita, questo sarebbe qualcosa di veramente sovversivo. Per questo ho messo in testa al film una frase di Cioran che suona così: “Tutto ciò che non si può tradurre in termini di mistica non merita di essere vissuto”. Che si possa intraprendere un cammino spirituale anche attraverso il sesso e la rottura delle convenzioni morali, è cosa che ancora continua a sorprendere noi occidentali di tradizione cristiana. Gli indù, nella loro profonda saggezza, hanno previsto anche questa via e l’hanno definita “tantrica”. Ecco, scherzando ma non troppo, potrei definire Il Corpo dell’Anima un “mélo tantrico”.

In ogni caso, il sesso è un tema che ha grande rilievo nel film…

… Perchè rappresenta la prima, fondamentale forma di comunicazione tra due figure così distanti per età, classe e cultura come sono Ernesto e Luana. Ma intorno al sesso, il film intreccia anche il tema del possesso, quindi del potere e dei ruoli all’interno del rapporto. Visto che si impone questo terreno di comunicazione, i rispettivi ruoli (sanciti appunto dalla grande differenza di età, classe e cultura) possono trovare un momentaneo rovesciamento. Così la logica borghese, che guida il comportamento di Ernesto, tutta permeata al calcolo del dare e dell’avere, può essere momentaneamente messa in scacco dall’atteggiamento di Luana, guidato, al contrario, da un sovrano, giovanile, femminile istinto del piacere, dell’affermazione della vita, al di là di ogni calcolo e di ogni attesa. Per il resto, c’è nel film una rappresentazione forte, senza moralismi ma anche senza compiacimenti, del sesso, come richiedeva questa storia. Più che i gesti d’amore in sè, sono importanti i corpi, il desiderio, il gioco, il narcisismo…

Come ha scelto gli attori?

In fase di preparazione, erano venuti fuori diversi nomi, ma quando ho incontrato Roberto Herlitzka ho capito subito che era lui l’interprete ideale di Ernesto. Raffaella Ponzo, invece, l’ho trovata incontrando e facendo provini a circa trecento ragazze, professioniste e non. In entrambi i casi sono felice della scelta. La sfida era di riuscire a creare un’alchimia tra il sofisticato, educatissimo talento di Roberto — che considero, e non sono io l’unico, uno dei migliori attori italiani in assoluto, e stupisce che il cinema lo abbia sfruttato così poco — e la spontaneità e l’esuberanza fisica della debuttante Raffaella Ponzo. Sono convinto di esserci riuscito, anche grazie alla straordinaria disponibilità di entrambi.

Come vede “Il Corpo dell’Anima” in rapporto ai tuoi precedenti film?

Per genere e tematica si ricollega direttamente a Immacolata e Concetta e a Regina . Sono tutte storie di rapporti impossibili, in un certo senso rapporti “contro natura”, rapporti sovversivi. Solo che in quei due film questa impossibilità sfociava nella tragedia. Qui c’è un’apertura, per quanto modesta, per quanto parziale. Ma ciò che lega più profondamente Il Corpo dell’Anima alle mie passate esperienze è una ricerca di stile che vede (in misura quasi classica, fatta di trasparenza e nitore) un modello da perseguire, ma anche da contraddire costantemente, con rotture e spostamenti, al fine di renderlo più duttile, più aperto. Dal mio punto di vista, questo film rappresenta un deciso passo avanti, che apre a nuove esperienze nell’ambito di questa ricerca, che è la cosa che mi interessa di più.